New year, new trends, new adventures | Happy 2018!

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E’ passato molto tempo dal mio ultimo post su Ninalette ma sono successe molte cose da questa estate e quasi devo rendermene conto. Vivo in un’altra città, Milano, che sognavo da molto tempo e che mi ha accolta come non immaginavo. Ho un nuovo lavoro; diverso ma affine a quello dell’architetto e, naturalmente, bellissimo. E proprio perchè bombardata da una quantità esorbitante di stimoli nuovi ed eccitanti, avrei avuto da scrivere moltissimo; invece mi sono lasciata invadere da tutto quello che di bello ho visto ed è successo e solo adesso, come spesso accade a fine anno, sto lasciando sedimentare tutte queste nuove emozioni e sto tirando le somme.

E’ stato un anno molto intenso, da tanti punti di vista: non solo una nuova città e un nuovo lavoro, ma tanti traguardi, piccoli e grandi, raggiunti grazie al supporto della mia famiglia, degli amici sempre presenti e con una discreta dose di buona volontà.

Ormai si sa, l’interior design è una mia grande passione oltre che il mio lavoro, quindi perchè non dedicare il mio ultimo post del 2017 a quelle che saranno le nuove tendenze per l’anno ormai alle porte?

La casa nel 2018 avrà certamente uno sguardo al futuro e alle nuove tecnologie, strizzando l’occhio allo stile vintage e retrò che da sempre affascina architetti e interior designer, per le possibilità di mixare antico, moderno e contemporaneo e creare uno stile unico.

Quindi ecco a voi una carrellata di stili,  riconferme e nuove proposte per l’anno che verrà!

Riflessi metallici

Da qualche anno abbiamo assistito alla riscoperta dei metalli nell’interior design, per molti anni relegati solo ai mercatini di modernariato o a quei bar storici rimasti immutati al passare del tempo. E quindi vediamo sempre più lampade dai riflessi golden rose, dettagli ottone ad impreziosire arredi e complementi e il tocco caldo dell’intramontabile rame che si fonde con le forme contemporanee di armadi e persino ante della cucina. Insomma una grande riconferma per il nuovo anno. Un grande classico riscoperto: la Atollo di Vico Magistretti per Oluce nella versione color oro (icona che adoro e che ho già messo nella mia interior wishlist.) Una novità che farà parlare di sè: la collezione Fendi/WELCOME! di Chiara Andreatti per Fendi Casa con i suoi materiali pregiati ed i riflessi metallici.

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photo credits: Pinterest/ apartmenttherapy.com
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photo credits: Pinterest/ inspirewetrust

 Vintage reloaded

Ormai protagonista indiscusso dei nuovi allestimenti e ristrutturazioni ma anche delle passerelle e della moda in generale, il vintage è quello che più si adatta alle esigenze di chi vuole recuperare i classici mobili della nonna ma con quel quid contemporaneo in più che non guasta mai. Quindi prepariamoci a frequentare i mercatini (io non vedo l’ora di fare un giro a quello sui Navigli di Milano) e i negozi di modernariato: quest’anno torna lo stile midcentury in grande spolvero. I pezzi icona: la Bertoia Chair di Knoll, la DAW plastic armchair degli Eames per Vitra e la CH20 di Hans J. Wegner per Carl Hansen, tutti oggetti in perfetto stile fifties.

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photo credits: Pinterest
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photo credits: Instagram/swantjeundfrieda
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photo credits: Lark&Linen

Flower power

Le carte da parati floreali non sono certo una novità, ma se i fiori sono fuori scala quasi a diventare astratti e coloratissimi allora diventano la nuova tendenza per il prossimo anno. Perchè non lasciare che petali morbidissimi si posino sui nostri muri di casa donando subito un tocco raffinato e sofisticato ad un ingresso, un soggiorno e perchè no, una camera da letto? E con i nuovi materiali adesso le carte da parati invadono anche il bagno. Da provare la carta Le Bon Jardinier disegnata da Raw per Wall&Deco, adatta anche per gli ambienti umidi.

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photo credits: Pinterest/surfaceview
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photo credits: PAVOT wallpaper by Wall&Deco

Marble passion

Il marmo è uno di quei materiali che non passerà mai di moda. Ma certo è che, mai come negli ultimi anni, sta attraversando un rinnovato periodo di gloria. Il marmo riesce a nobilitare qualsiasi ambiente, donando un’aura di eleganza come pochi altri materiali sanno fare. Io lo adoro in cucina (ve ne ho già parlato qui) ma anche come piano di tavoli in sala da pranzo e comodini per la zona notte. Accanto al classico senza tempo Tulip di Eero Saarinen per Knoll, come non citare  Senza Fine, i comodini in legno laccato lucido con piano in marmo intarsiato di Giopagani ed i coffee tables   The Happy Room,  tavolini chic a forma di orecchino di Cristina Celestino per Fendi Casa.

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photo credits: Pinterest/sightunseen
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photo credits: Pinterest/living.corriere.it

 Velvet touch

Nell’era dei tessuti sintetici e poco raffinati, un’altra grande riscoperta è il velluto, che invade tutti gli imbottiti, dai divani alle poltrone, passando per pouf e chaise longue, donando un tocco di affascinante lusso a tutta la casa. Morbido e seducente affascina e si intona alle case di ogni età e stile regalando infinite combinazioni di forme, colori e pattern. Un esempio? I nuovi tessuti disegnati dall’architetto e designer India Mahdavi per Pierre Frey o le Beetle Dining Chair di Gubi nelle versioni in velluto tinta unita. Ma non c’è che l’imbarazzo della scelta!
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photo credits: Pinterest/artilleriet.tumblr.com
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photo credits: Rubelli Casa

Non solo cementine

Già da qualche anno si è fatta largo la tendenza di recuperare le vecchie cementine e marmette tradizionali di forma esagonale e mixarle con nuovi materiali e colori. Negli ultimi anni alle classiche cementine monocromatiche si affiancano quelle nuove, coloratissime e dalle texture più disparate. Ma non solo cemento e gres: la nuova riscoperta delle piastrelle reinventa anche materiali come il cotto nella nuova collezione Giardino all’Italiana di Cristina Celestino per Fornace Brioni o il parquet nelle collezioni di Edward Van Vliet  e Kiki Van Eijk per Bisazza.

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photo credits: Floral by Kiki Van Eijk for Bisazza
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photo credits: Studio Rosso19

E con questa carrellata di colori e materiali non posso altro che augurarvi

Buona Fine, Buon principio, e arrivederci al prossimo anno!

 

K.

Cucina: mini guida per progettarla al meglio

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La cucina. Ambiente fulcro delle case italiane e non solo, arredare questo spazio è spesso croce e delizia di chiunque debba confrontarsi con la progettazione della stanza più vissuta della casa. Per quanto si possa posticipare o delegare ad altri, il momento della scelta della cucina arriva per tutti. E, ovviamente, data la pluralità di fattori che concorrono alla scelta è importante procedere con ordine, idee chiare e pazienza. Sicuramente molta pazienza. Perchè riuscire a combinare estetica, budget (che spesso è limitato), durabilità e funzionalità, non è sempre un’impresa facile e per questo tipo di scelte la fretta è l’ultima cosa che serve se quello che cerchiamo è un buon risultato. La complessità delle valutazioni che è necessario considerare è tale da richiedere tempo, tanto impegno e qualche dritta che con questa mini guida spero di darvi, risolvendo alcuni dei dubbi più comuni.

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photo credits: Pinterest
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photo credits: Coco Lapine Design

“Ma io voglio la cucina ad isola!”

La struttura complessiva della cucina e la sua disposizione è la prima scelta che va definita, in quanto influenza sia la progettazione degli impianti che l’ottimizzazione dello spazio a disposizione. Quindi attenzione a porte, finestre e spazi di passaggio: mai disporre la cucina in modo da intralciare il passaggio o l’apertura delle ante. E’ necessario sempre valutare gli spazi corretti per aprire e chiudere ante e cassetti. Ad esempio, lo spazio libero per il passaggio davanti a una cucina è di 70/90 cm, ma se si tratta di aprire una lavastoviglie diventa 100/110 cm con un passaggio per un’altra persona si arriva a 120/130 cm.

Adorate la cucina a isola? Mai farsi trasportare dalla moda del momento se lo spazio non è adeguato ad ospitarla. Nei piccoli spazi meglio prediligere una cucina lineare e ben progettata per vivere questo ambiente nel modo più pratico e funzionale possibile.

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photo credits: Pinterest

Pensili si, pensili no

Non sempre i pensili sono apprezzati, ma ricordate che sfruttare male lo spazio a disposizione potrebbe farvi pentire a posteriori di non aver progettato dei mobili più funzionali. Purtroppo si sa, pregi e difetti di una cucina si svelano solo una volta iniziato ad usarla. Quindi approfittare di ogni centimetro a disposizione anche in altezza è la prima regola per una perfetta funzionalità della cucina.

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photo credits: Pinterest/Valanti.fi
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photo credits: Pinterest/Gravity Home

Se non amate lasciare troppo spazio fra il soffitto e il pensile pensate a mobili più alti o disposti in una doppia fila. E per chi non ama le maniglie, scegliete soluzioni ad anta liscia con maniglia a gola o con meccanismo premi apri. L’effetto parete attrezzata è sicuramente un tocco di classe.

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photo credits: Position-collective via Pinterest

Il take away è il vostro migliore amico? Evitate di sovraccaricare lo spazio con mobili che potrebbero risultare inutili: al posto dei pensili prediligete mensole a giorno così da liberare le pareti e concedervi soluzioni più creative.

I materiali

La scelta dei materiali è un tema importante nella progettazione di una cucina. Ne va della resa estetica finale, del budget e della durabilità. Uno degli argomenti più discussi è il materiale del top: questo elemento della cucina è senza dubbio il più soggetto ad usura (oltre a donare quel quid in più alla stanza) per questo merita di essere scelto con molta cura. Non solo estetica e design in grado di soddisfare il nostro gusto: un buon piano di lavoro deve essere prima di tutto funzionale, pratico ed estremamente resistente.

Il mercato del settore è stato rivoluzionato dall’introduzione di materiali sempre più elaborati e innovativi  (e dai nomi sempre più strani) come Corian, Okite e Fenix, che emulano materiali naturali come la pietra, il marmo e il legno. Certamente tutto questo progresso ha ampliato la proposta rendendo sempre più difficile riuscire a scegliere il materiale più adatto a noi e alle nostre esigenze. Vediamo insieme i materiali più usati e apprezzati.

Il laminato offre un’ampia gamma di colori e finiture; resistente ai graffi e idrorepellente è così versatile da poter imitare brillantemente l’estetica di un grande numero di materiali come il legno e la pietra naturale. Gli svantaggi sono la scarsa resistenza al calore e l’impossibilità di installare lavelli sotto top, il grande vantaggio il suo ottimo rapporto qualità prezzo.

Un piano cucina in acciaio inox offre numerosi vantaggi, principalmente legati alle proprietà di questo materiale; è igienico e dalla forte resistenza agli urti, facile da pulire e resistente al calore, non a caso viene impiegato nelle cucine della maggior parte dei ristoranti. I vantaggi dei piani cucina in acciaio sono veramente tanti. Escluso il budget, la scelta di questo tipo di top si riduce a una questione puramente estetica.

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photo credits: DAMSEL IN DIOR | Bloglovin’

Il marmo e granito hanno indubbiamente delle caratteristiche estetiche incomparabili rispetto ai materiali che fin’ora abbiano trattato. Certamente non sono una scelta low budget ma in quanto a resistenza e resa estetica sono senza dubbio dei materiali interessanti e affascinanti. Igienici, affidabili ed esteticamente appaganti con le loro gamme cromatiche naturali, sono una scelta economicamente più impegnativa ma in grado di valorizzare in modo unico ogni cucina, dalle classiche in legno alle più minimal.

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photo credits: Pinterest/Stylizimo blog

I top per cucine in quarzo sono un’ ottima alternativa per chi ama l’estetica dei piani lavoro in marmo ma sa di non poter dedicare troppo tempo alla loro manutenzione. I piani cucina in quarzo sono molto resistenti all’abrasione, alle macchie e agli agenti acidi; grazie alla superficie non porosa non ha bisogno di trattamenti particolari come invece necessitano i piani in pietra naturale. Questo tipo di materiale è composto dal 95% di quarzo naturale, integrato con resine e pigmenti ossidi utilizzati per correggerne caratteristiche e aspetto.

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House of grey kitchen by Blakes London photo credits: Blakes London

Abbiamo l’imbarazzo della scelta anche per quanto riguarda i materiali da prediligere per le ante e i mobili. I più comuni e usati sono certamente il laminato ed il laccato, con i loro pregi e difetti.

Il laminato, come abbiamo già visto per i top, è un rivestimento a base di fogli impregnati con resine fenoliche normalmente applicati a pannelli di origine lignea. La tipologia più diffusa è chiamata laminato HPL, acronimo di high pressure laminate, perché i fogli sono incollati tra loro attraverso una forte pressione in combinazione con il calore.
Materiale resistente, igienico e impermeabile, il laminato offre certamente possibilità illimitate di finiture e tonalità; è possibile scegliere infatti tra versioni opache, lucide e goffrate, permettendo di imitare materiali come legno, pietra e cemento.

La resistenza di un manufatto in laminato dipende dal materiale stesso e dai sistemi di incollaggio. I bordi dei materiali plastici possono essere facilmente sagomati per farli aderire meglio alle pareti, evitando che l’umidità si infiltri deformando o staccando lo strato di lamina. Per una corretta manutenzione del laminato è necessario un panno morbido con un prodotto detergente delicato. Tra le cose da evitare invece ci sono le pagliette in acciaio, i prodotti contenenti creme abrasive, i detersivi in polvere e l’acetone.

Il laccato, materiale luminoso e disponibile in tanti colori, è composto da un pannello in fibre di legno verniciato con vernici poliesteri e poliuretaniche.  La bellezza di questo materiale sta nella possibilità di coprire la scala colorimetrica RAL, realizzando qualsiasi sfumatura di colore oltre alla sua brillantezza, che in prodotti di qualità e con una corretta pulizia può durare negli anni.  La laccatura, che ricopre tutta la superficie, può essere opaca, lucida o metallizzata, dando al materiale, a parità di colore, sensazioni molto diverse.

Essendo una verniciatura e non un foglio applicato come il laminato, la laccatura necessita di alcune attenzioni particolari. Nel corso del tempo può subire alcune variazioni cromatiche anche a causa dell’esposizione alla luce solare o a fonti di calore; è consigliabile infatti non esporre la cucina ai raggi diretti del sole e prestare qualche attenzione in più alla manutenzione.

Il laccato si può pulire con un panno morbido e detersivi non abrasivi. Anche in questo caso da evitare l’uso di acetone, diluente, trielina, ammoniaca, alcool etilico (quest’ultimo può essere utilizzato per le ante lucide solo ben diluito), creme abrasive e pagliette in acciaio che rovinerebbero irrimediabilmente le ante.

No alla omologazione!

Da qualche tempo si sono diffusi diversi siti e negozi che permettono di personalizzare cucine e mobili Ikea con ante, maniglie, gambe di colori e forme innovative e di tendenza. Non c’è da stupirsi che la maggioranza delle aziende sia scandinava e che il loro design sia spiccatamente minimale e nordico!

Grazie alla start-up danese Reform, è possibile personalizzare le cucine del colosso scandinavo dell’arredamento con un semplice tocco di design. La tendenza della customizzazione arriva da Copenhagen e si rivolge a tutti coloro che possedendo una cucina Ikea, avrebbero preferito per lo spazio più vissuto della casa un disegno “tailor-made”, non potendosi però far carico delle spese di progettazione e realizzazione.

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Bjarke Ingels Group  kitchen design for Reform

Dall’idea di una coppia di creativi danesi, Jeppe Christensen e Michael Andersen, nasce questa start-up dedicata a chiunque desideri personalizzare ante e piani di lavoro della propria cucina Ikea con la possibilità di mixare colori, materiali di alta qualità e finiture a un costo relativamente contenuto. Reform permette a tutti di diventare hacker del designpersonalizzando le cucine Metod e modificandole secondo diversi stili predefiniti, disegnati da alcuni dei più famosi studi di architettura e design tra cui Norm Architects, BIG – Bjarke Ingels Group, Henning Larsen Architects e Note Studio.

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Henning Larsen architects design for Reform

Il funzionamento è molto semplice: si comincia ordinando la cucina Ikea (o si prendono le misure di quella che già abbiamo) e si inoltra il tutto a Reform assieme alla richiesta degli elementi necessari per personalizzarla (ante, cassetti, top, maniglie). Dopo aver ricevuto conferma e aver accettato il preventivo, si ricevono i mobili a casa in poche settimane. La start-up di Christensen e Andersen si rivolge anche a un pubblico italiano con la speranza di costruire rapidamente un network di progettisti e architetti e disegnare così una linea dedicata al Bel Paese.

Dal concept leggermente diverso le aziende A.S.Helsingö e Superfront (la prima finlandese, svedese la seconda) grazie alle quali, con ante, maniglie, top e gambe è possibile personalizzare a nostro piacimento non solo le cucine Metod di Ikea ma anche gli armadi Pax, il sistema componibile Bestå, i mobili da bagno Godmorgon, ad un prezzo accessibile; a dimostrazione che design, buon gusto e qualità non fanno rima soltanto con prezzi esorbitanti.

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Kitchen doors model Ingarö in petrol blue with Novel handles by A.S.HELSINGÖ
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Superfront handles and fronts | photo credits: Pinterest/Apartmenttherapy

Dando un’occhiata ai loro cataloghi online non c’è che l’imbarazzo della scelta, potendo scegliere fra maniglie in cuoio e in ottone o rame, gambe in legno, ante dai colori più disparati e dalle finiture molto particolari. Io ne vado matta e credo proprio che ordinerò qualcosa da uno di questi negozi online per personalizzare i miei mobili.

Purtroppo in questo periodo ho  trascurato molto il blog e di questo mi scuso con voi lettori! E’ stato un periodo molto denso e stressante e non ho potuto dedicare al blog il tempo che avrei desiderato. Spero di essermi fatta perdonare con un articolo un po’ più “sostanzioso” del solito e di avervi dato qualche spunto per progettare la vostra cucina dei sogni.

 

Aspettando Ypperlig di HAY x IKEA

cheapandlogo-copiaSi sta avvicinando il lancio della collezione YPPERLIG, una collaborazione entusiasmante fra il colosso del design democratico IKEA e l’azienda danese HAY, creatrice di pezzi icona come i vassoi esagonali Kaleido (che adoro e di cui vi parlo anche qui) o la serie About a Chair. 

Un senso condiviso dei valori del design ha permesso a IKEA e HAY di lavorare insieme in modo aperto e libero.

La sintesi fra le due aziende, una danese e l’altra svedese, è quasi perfetta: ma non è solo la vicinanza geografica e culturale ad aver permesso questo connubio, ma un senso condiviso dell’idea di design.  Per entrambe le parti coinvolte è e sarà molto più di una semplice collezione. È un’opportunità di imparare l’una dall’altra, per condividere idee, tecniche nuove e intuizioni.  In questa collaborazione viene esplorata l’essenza stessa del design scandinavo. La grande esperienza di fabbricazione su larga scala di IKEA incontra il design sofisticato e chic di HAY;  fin dalle prime idee e dagli schizzi iniziali, il prodotto è pensato per il design democratico, di cui IKEA è leader indiscusso a livello mondiale. 

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Making the monobloc chair via IKEA TODAY

YPPERLIG è una collezione di pezzi-base spesso sottovalutati ma rivisitati in chiave contemporanea. La serie si adatta perfettamente alla casa di oggi creando spazi che incoraggiano la socializzazione; non a caso il punto focale della collezione è il living, l’area della casa che più incarna questo spirito di incontro e condivisione. Sarà caratterizzata da mobili, illuminazione, tessuti e accessori. Krister Nilsson, sviluppatore di prodotti per la collezione YPPERLIG, ha recentemente dichiarato: “Stavamo puntando a trentacinque pezzi ma nessuno voleva far a meno di niente, quindi adesso sono circa sessantasei!”.

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Una delle lampade della collezione 

Krister e il suo collega Ricky Ericsson, entrambi parte del team che sviluppa i classici IKEA come PAX, KLIPPAN e POÄNG, sono entusiasti di questa nuova collaborazione e certi che senza dubbio alcuni pezzi della YPPERLIG entreranno a far parte dei grandi classici.

Il video di presentazione creato dall’agenzia NIKEXTENSION ha un’atmosfera surreale ma armonica, in cui tutti i materiali usati nei nuovi oggetti si fondono (letteralmente) insieme creando qualcosa di bello, nuovo e certamente scandinavo!

IKEA ha dato ad HAY la libertà di interpretare alcuni dei suoi prodotti più famosi, come l’iconica borsa FRAKTA, che si reinventa in una veste più elegante e raffinata! Sono certa che diventerà un must-have dell’autunno prossimo.

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FRAKTA incontra HAY via IKEA TODAY

Non vedo l’ora che sia ottobre, data prevista per il lancio della collezione. Nel frattempo continuo a seguire gli aggiornamenti su IKEA TODAY e a far spazio in casa per accogliere i nuovi oggetti HAY X IKEA: non voglio perdermene nemmeno uno!

Le mie (prime) 5 ore a Milano: sole, buon cibo, posti belli e trallallà

Città che da anni volevo vedere, Milano mi ha sempre affascinato moltissimo, per i suoi mille eventi, per i musei e per i  nuovi locali che aprono continuamente. Dopo l’ultima Design Week (di cui vi ho parlato in questo ed in quest’altro post) alla quale per mia sfortuna non sono riuscita a partecipare, avevo una gran voglia di visitarla. Così ho comprato un biglietto del treno, ho convinto due mie care amiche e sono partita, complici sicuramente questo lungo ponte e le belle giornate. Quello che ho trovato è stata un’esperienza che è andata ben oltre le mie più rosee aspettative: Milano è una città cosmopolita e multitasking, un ambiente stimolante che affascina per la sua capacità di essere italiana e internazionale allo stesso tempo.

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Il Grattacielo Pirelli, o “Pirellone”

Appena scesi dal treno e usciti dalla bellissima stazione di Milano Centrale, non si può non rimanere colpiti dal Grattacielo Pirelli che svetta sopra tutto e attira subito l’attenzione.

Con l’ora di pranzo che avanzava e il languorino che iniziava a far capolino (i treni AV sono comodissimi ma per non partire all’alba sei comunque costretto ad arrivare ad un’ora un po’ strana) un’idea ottima è stata quella di avvicinarsi al Parco Sempione, per ammirare il Castello Sforzesco e il Palazzo dell’Arte, sede della Triennale, e dirigerci nel quartiere di Chinatown per provare un posto che mi ispirava da un po’ nel quartiere multietnico di Milano che nell’ultimo periodo sta vivendo una fase di grande rinnovamento.

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Aperto pochi anni fa da un gruppo di amici under 40, oTTo è uno spazio accogliente come un salotto in cui leggere una rivista sorseggiando un caffè ma anche pieno di spunti e stimoli nuovi. Ho conosciuto questo locale grazie a Gnam Box, un progetto di due ragazzi milanesi con un sito e un account Instagram bellissimi (che da poco hanno anche pubblicato questa utilissima guida su Milano che ho portato con me). 

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photo credit: oTTo
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photo credit: oTTo

Noi abbiamo provato il fotografatissimo brunch del weekend: un tagliere (rigorosamente di legno e quadrato) in cui trovano spazio oltre al famoso “quadrotto” di pane integrale con sopra ogni bene di Dio, patate arrosto, frutta, yogurt con miele e mousse al cioccolato e biscotto, acqua e caffè inclusi nel prezzo. Il locale è ampio e luminoso, con grandissime vetrate affacciate su una piazzetta adiacente alla più affollata Via Sarpi. All’interno arredi di recupero, come sedie e tavolini in legno e formica che ricordano quelli delle scuole, poltroncine in pelle e mobili color carta da zucchero, si mixano con un bel pavimento in cemento industriale e un’illuminazione contemporanea e divertente fatta di lampade a sospensione e scritte al neon. Per rendere tutto più green non possono mancare piante dappertutto e una simpatica parete coperta da vasi di rampicanti. Insomma, un posto che se abitassi a Milano sarebbe certamente tra i miei preferiti (e più frequentati!). Se capitate a Milano dovete assolutamente provarlo!

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Uscite di lì una capatina veloce alla vicina Fondazione Feltrinelli e un’altra passeggiata al parco prima di dirigerci verso la metro in direzione Largo Isarco, a sud di Milano.

Anche se solo per poche ore non potevamo perderci la nuova sede milanese della Fondazione Prada. Inaugurata nel maggio 2015 e progettata dallo studio di architettura OMA, guidato da Rem Koolhaas, espande il repertorio delle tipologie spaziali in cui l’arte può essere esposta e condivisa con il pubblico. E’ caratterizzata da un’articolata configurazione architettonica che combina edifici preesistenti, gli ambienti della Ex distilleria Società Italiana Spiriti, costruita negli anni ’10 del Novecento e tre nuove costruzioni (Podium, Cinema e Torre in via di completamento). Nel progetto coesistono quindi sia la dimensione della conservazione che quella della creazione di un nuovo spazio architettonico; le due realtà pur rimanendo distinte si fondono in un processo di continua interazione. Simbolo di questo rapporto fra antico e contemporaneo è la Haunted House, un preesistente edificio a quattro piani al centro del complesso che accoglie un’installazione permanente, completamente rimodernato e dipinto d’oro:  è diventato così luogo icona dell’intero polo museale.

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Vecchio e nuovo, orizzontalità e verticalità, bianco e nero, trasparente e opaco, chiuso e riflettente: un insieme di contrasti e complessità che arricchiscono e definiscono la nuova sede della Fondazione, creata da Miuccia Prada nel 1993 come istituzione dedicata all’arte contemporanea e alla cultura.

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Dopo essere state abbagliate dai riflessi dorati della Haunted House non potevamo non entrare nell’altrettanto luminoso e celebre Bar Luce. Progettato dal regista Wes Anderson, ricrea l’atmosfera di un tipico caffè della vecchia Milano. A differenza dei film del cineasta americano,  composti da un susseguirsi di “quadri” simmetrici, questo luogo, essendo stato pensato per essere vissuto e attraversato dinamicamente, non ha una prospettiva ideale, un’inquadatura privilegiata.

“Credo che sarebbe un ottimo set, ma anche un bellissimo posto per scrivere un film. Ho cercato di dare forma a un luogo in cui mi piacerebbe trascorrere i miei pomeriggi non cinematografici”.  Wes Anderson

La struttura metallica esistente è stata mantenuta così da fornire un rinforzo strutturale e permettere di conservare le superfici, quali il soffitto a volta che qui riproduce in “miniatura” la copertura in vetro della Galleria Vittorio Emanuele, uno dei luoghi-simbolo di Milano.

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Delle atmosfere tipiche dei capolavori del regista non manca niente: i colori pastello, le finiture in legno impiallacciato, gli arredi vintage come le sedute in ecopelle, i tavoli in formica, la carta da parati e persino il pavimento di graniglia ricordano l’estetica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, oltre che le ambientazioni di film quali “I Tenembaum” o “Grand Budapest Hotel”.

E’ un luogo magico e surreale, in cui prendere un caffè o sorseggiare un chinotto, mangiare una torta o colorati ghiaccoli (dai gusti particolari come frutto della passione, cocco, mandorla) che trovano posto in un bellissimo freezer color rosa pastello. Io ne sono rimasta totalmente affascinata, da amante del vintage e dei film di Wes Anderson: non potevo non adorarlo!

Il breve tour a Milano non poteva concludersi senza aver fatto una capatina in Piazza Duomo! Immenso e bellissimo!

L’incontro con questa città non poteva essere più piacevole e divertente; sono tornata affascinata dai suoi palazzi e dai suoi locali e con la voglia di tornarci presto, magari per rimanere e iniziare una nuova fase della mia vita!

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Arrivederci, Milano ciao!

My (gift ideas) wishlist

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E’ arrivato il giorno del mio ventinovesimo compleanno e proprio in queste settimane stavo pensando che potrebbe essere sagace e divertente stilare una sorta di “Lista regalo compleanni & co” da far arrivare nelle mani giuste. Sarà certo un’idea pazza e pretenziosa, ma potrebbe invece rivelarsi un modo saggio per tutti per indirizzare i regali di amici, parenti, fidanzati/e. A chi non è mai capitato di ricevere qualcosa di bizzarro e assurdo? Dopo aver ricevuto per Natale o per i vari compleanni doni improbabili di ogni tipo (da cappelli in lana rasta style – quando l’unico cantante reggae che ascolto con moderazione è Bob Marley – a portafogli color rosa maialino) l’idea di “ottimizzare” i regali non mi era sembrata così malvagia, considerando che per arredare e completare la mia (futura) casa dei sogni, avrei certamente bisogno di un aiuto (se non voglio vedermi costretta a vendere un rene).

E si che ancora niente è sicuro di quella che sarà la mia futura abitazione, di dove sarà, di come e di chi la condividerà con me (se una, due o tre persone o altri esseri viventi) ma certo è che ci sarebbero una miriade di complementi di arredo e oggetti  che vorrei trovarvi dentro. Quindi, nell’attesa, perchè non cominciare a “collezionare” sedie, lampade, vasi, vassoi e dintorni?

Questa è la mia personale lista dei desideri, ma potrebbe essere un valido aiuto anche per coloro che devono cimentarsi in regali per amiche/ci amanti del design e degli oggetti di arredo con quel quid in più che fa la differenza. Sicuramente farete una bella impressione!

Sotto i 30 euro

Per fortuna non tutto ciò che è bello è necessariamente molto costoso! Questa serie di complementi d’arredo dallo stile molto nordico – con la piccola eccezione di una guida di viaggio di Wallpaper* –  (non preoccupatevi, arriva anche il design made in Italy) ne è la dimostrazione. Ho già un vaso di ceramica dai toni matte (di cui vi parlo in questo vecchio post) della danese Ferm Living, ma non ce n’è mai abbastanza! Si può intuire da questi oggetti che ho una passione smodata per tutto ciò che è geometrico (e possibilmente spigoloso): insieme ai vasi dalla finitura tattile, adoro i vassoi esagonali colorati di Hay, le tovagliette rigide e i sottopentola di Ferm Living, che mi ricordano le linee grafiche – che amo – dei Secessionisti viennesi come Wagner e Hoffmann o quelle stilizzate di Charles Rennie Mackintosh. Dai colori pastello e dal disegno più morbido sono i Dots di Muuto, rotondi e colorati appendiabiti di legno di varie dimensioni e la lampada da tavolo, disegnata da Ola Wihlborg per la collezione temporanea IKEA PS 2017 (che voglio cercare di acquistare al più presto acquistata prima che la tolgano di produzione, come molti arredi delle collezione speciali di Ikea, come questa sedia bellissima che non producono più).


 1. Vasi geometrici by Ferm living; 2. Lampada da tavolo collezione Ikea Ps 2017; 3. Kaleido vassoio in metallo colorato by Hay; 4. Milan City guide by Wallpaper*; 5. Tovaglietta rigida con motivi geometrici by Ferm living; 6.  Dots appendiabiti in legno, dimensioni e colori vari by Muuto; 7. Portacandela in ottone effetto rame by Hay; 8. Clessidra piccola by Hay ; 9. Ori macina spezie geometrico in plastica dalla finitura matte by Hay ; 10. Sottopentola in legno by Ferm living.

Sotto i 50 euro

Non solo stile scandinavo, sono molti i pezzi di design italiano che vorrei portare con me nella mia casa ideale. Una fra i tanti la caffettiera Cupola designata da Aldo Rossi nel 1988 e prodotta da Alessi. E’ così bella ed elegante che è quasi un peccato usarla! Un altro oggetto culto che ho sempre adorato (anche se non fumo) è il posacenere Cubo di Bruno Munari prodotto da Danese: è bello da vedere, con la sua forma pura, ma anche pratico da usare grazie alla lamiera di metallo sagomata facile da estrarre. Un’altra lampada che trovo simpatica e divertente è quella della nuova collezione IKEA PS 2017: funziona come una lampada di emergenza, sia da caricare tramite presa elettrica, sia tramite porta USB, è a Led quindi ad alto risparmio e in più con la gabbia metallica, ispirata alle lanterne ferroviarie, è una lampada che puoi spostare, appendere o appoggiare dove vuoi. In sostanza, è un prodotto dalla funzionalità intramontabile, ridisegnato in chiave moderna. Per non smentirmi mai non possono mancare i vasi di Ferm Living dai toni che vanno dalla terra bruciata al grigio grafite.


 1. Lampada di emergenza IKEA PS 2017; 2. Posacenere Cubo by Danese; 3. Caffettiera Cupola by Alessi; 4. Vasi geometrici by Ferm Living; 5. Poster della mostra di Andy Warhol del 1968 al Moderna Museet di Stoccolma.

Da 50 a 200 euro

E qui si arriva a qualcosa di più, per così dire, “sostanzioso”. Sembra che voglia riempire casa di lampade e lumi, ma certo una di quelle che adoro di più è la lampadina per eccellenza, quella che porta il nome più congeniale di tutti, che certo non vuole trarre in inganno: Lampadina di Achille Castiglioni per Flos. Semplice ed essenziale, con la sua base in metallo e il filo che si avvolge all’interno: la precorritrice delle lampadine nude che tanto hanno spopolato nelle case e nei locali più di tendenza nell’ultimo periodo. E fra quelle più belle non si può dimenticare la E27 di Muuto, in tantissimi colori, dai pastello a quelli più accesi come il verde ed il rosso. Ovviamente quelle che piacciono a me sono nere e grigie, al massimo rosa pastello (che monotonia =P). Un’altra delle cose che da anni mi affascina è il mondo di Piero Fornasetti. Uomo di cultura, grandissimo creativo, ha creato un vero e proprio universo visionario fatto di immagini surreali, architettura, ceramiche e decorazioni in cui il design va a braccetto con la stampa d’arte e la pittura. Nonostante le sue opere spesso fossero prodotte in singoli esemplari, Fornasetti fu molto importante per la cultura italiana del design industriale.
Ispirazione per la sua arte furono i dipinti di Piero della Francesca e Giotto, le pitture pompeiane, gli affreschi rinascimentali e la metafisica, dalla quale non smise mai di attingere ispirazione facendo così del virtuosismo la propria distinzione artistica. Indimenticabili e senza tempo sono i piatti serigrafati della serie “Tema e Variazioni” in cui il volto enigmatico di Lina Cavalieri ci osserva beffardo e ammaliante. Per non smentirmi mai non mancano oggetti dal sapore scandinavo come quelli IKEA (non si vede che la amo, vero?). In particolare mi piacciono quelli della collezione Stockholm (recentemente ho assistito alla presentazione in anteprima della linea Stockholm 2017 di cui vi parlo in questo post): adoro il mobile buffet e lo specchio dal sapore vintage. Ma anche la poltroncina Ekenäset che ricorda le linee dei mobili anni ’50 con il legno di faggio trattato e i cuscini grigio perla. Dal design minimal e spiccatamente nordico sono anche la caraffa bicolor e i bicchieri di Normann Copenhagen.


 1. Lampadina by Flos; 2. Specchio e mobile buffet IKEA Stockholm; 3. Lampada E27 by Muuto; 4-5. Piatti della linea Tema e Variazioni by Fornasetti; 6. Poltroncina Ekenäset by IKEA; 7. Caraffa bicolore Geo by Normann Copenhagen.

Fuori budget (ovvero gli oggetti cult che sogno da sempre)

Or incomincian le dolenti note. Questi sono gli oggetti culto, i must have, il non plus ultra del design, oggetti belli, per non dire bellissimiE come ogni bella cosa che si rispetti, Bella con la B maiuscola, sono cose costose, fatte con materiali pregiati. Di lusso insomma.

Da anni vera e propria ossessione, un pensiero fisso ogni qual volta sfogliassi una rivista (sempre piene di vari esemplari di questo oggetto), è la Eames Side Plastic Chair DSW disegnata da Charles e Ray Eames negli anni ’50 e prodotta da Vitra. Rigorosamente bianca. Con le gambe in acero naturale. E’ impossibile ormai nel 2017 che nessuno di voi non l’abbia mai vista, nè sentita nominare anche solo per sbaglio. Si proprio quella che ormai si vede ovunque, in qualsiasi rivista, da Elle Decor a Casa Facile, quella che si trova a prezzi stracciati, rigorosamente finta come le ciglia di Mina che canta a Canzonissima. Una delle sedie più copiate di sempre. Ha una linea così intramontabile che rimarrà elegante anche fra 50 anni; sembra disegnata e progettata adesso, si sposa alla perfezione con molti stili, dal minimale scandinavo all’industriale, dal vintage al sofisticato. Viene prodotta in moltissimi colori e varianti, così da adattarsi ai gusti di tutti.

Un’altra lampada che adoro è Atollo di Vico Magistretti, prodotta da Oluce. Atollo non è una semplice lampada, è un mito, un’icona: uno dei simboli più accettati nel mondo del design, uno dei pochissimi prodotti che tutti riconoscono e chiamano per nome. Disegnata nel 1977, nel 1979 vince il Compasso d’Oro e da allora entra a far parte delle collezioni permanenti dei maggiori musei di design, ma entra anche nelle case di moltissime persone. Con le sue forme pure, il cilindro, il cono e la semisfera, più che una lampada è una scultura cubista. E all’interno di una casa dai colori minimal, potrei anche osare l’Atollo in una scintillante finitura color oro (bellissima!). In pendant con la lampada, un accessorio che adoro è il Kubus Bowl di By Lassen  placcato ottone.

Per fortuna da qualche anno il mismatched è stato quasi universalmente accettato come elegante anche per i più ortodossi: così ho la scusa per riunire sedie diverse e metterle tutte attorno allo stesso tavolo (magari il bellissimo Tulip disegnato da Eero Saarinen nel 1956 e ancora oggi prodotto da Knoll). Ed ecco quindi una carrellata di sedie-icona che col tempo spero di riuscire a collezionare.

La sedia Standard disegnata dall’architetto e designer francese Jean Prouvé e prodotta da Vitra con la combinazione di acciaio e legno mi ricorda gli arredi delle scuole elementari di una volta e il sapore delle belle cose del passato. Dello stesso designer un pezzo imperdibile è la lampada da parete oscillante Potence: disegnata per la casa “Tropique”, è un capolavoro purista di Jean Prouvé per Vitra. Il fascino di questa lampada scaturisce dall’uso attento dei materiali e dei mezzi espressivi. Realizzata in tubolare d’acciaio colorato a polvere e legno di faggio.

La sedia serie 7 disegnata da Arne Jacobsen e prodotta da Fritz Hansen  con le sue linee curve e leggere sembra la sagoma sinuosa di un corpo di donna. Disponibile in moltissimi colori e finiture, quelle che amo sono bianche o in legno. Un’altra sedia dal sapore scandinavo è la CH24 Wishbone chair disegnata nel 1949 da Hans J. Wegner per Carl Hansen & Søn che sintetizza in sé l’essenza del design danese, con un disegno della linee leggere, ideale in soggiorno come in cucina o in camera. La forma semplice ed essenziale ricorda figure organiche naturali e l’ha resa un pezzo di design ormai noto a livello internazionale.

Per completare questa wishlist, last but not least, non poteva mancare la Bertoia Chair, disegnata da Harry Bertoia negli anni ’50 (come la maggior parte degli articoli di design che adoro – avrò mica sbagliato epoca?) e prodotta da Knoll. Industriale eppure delicata con la sua intelaiatura in acciaio si adatta a moltissimi stili: è una sedia senza età. Come già Mies van der Rohe, Bertoia trova ispirazione in un materiale d’uso comune come l’acciaio, esaltandolo fino a farne un’opera d’arte dal design immortale.


1. Eames Plastic Side Chair by Charles Eames per Vitra; 2. Atollo by Vico Magistretti per Oluce; 3. Poltrona Silver Lake by Patricia Urquiola per Moroso; 4. Kubus Bowl by Lassen; 5. Sedia Standard by Jean Prouve per Vitra 6. Wishbone chair CH24 by Carl Hansen & Søn; 7. Sedia Serie 7 by Arne Jacobsen per Fritz Hansen; 8. Lampada Potence by Jean Prouve per Vitra; 9. Tavolo Tulip by Eero Saarinen per Knoll; 10. Bertoia chair by Harry Bertoia per Knoll

Con questa lista dei desideri quasi infinita voglio festeggiare con voi i miei 29 anni, pieni di passioni e circondata da belle persone (e belle cose ovviamente!).

Tanti auguri a me!

La nuova collezione Ikea Stockholm 2017

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In aprile IKEA lancerà STOCKHOLM 2017, una collezione curata nei dettagli, che rispecchia l’attenzione degli artigiani del design, pensata per integrarsi con lo stile contemporaneo e realizzata con materiali naturali e tattili come il rattan, il vetro soffiato a bocca, il velluto e il legno di frassino. Modernità scandinava con un tocco vintage dato dai colori, come l’arancione e il rosso e dalle linee anni ’70 unita alla alta qualità dei materiali, del disegno e delle funzioni.

Ieri ho assistito in anteprima alla presentazione della collezione che mi ha colpito molto per la scelta dei tessuti e delle texture, per l’idea dei contrasti che si cela dietro al design: il calore e la pesantezza del velluto si contrappone alla leggerezza e alla trasparenza del vetro soffiato e del rattan, l’energia dell’arancione e del rosso contrasta con la calma del grigio e del blu, alle linee geometriche dei cuscini si oppone la delicatezza dei tessuti che sembrano dipinti a pennellate di acquarello.

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photo credits: Ikea

E’ lo stile artigianale che caratterizza tutta la nuova collezione STOCKHOLM 2017. Il vetro soffiato a bocca fa parte della tradizione artigianale svedese ed è per questo che la collezione include caraffe, ciotole e piatti in vetro, così come le poltrone in rattan disegnate da Nike Karlsson, designer amante di questo materiale e delle possibilità compositive che può offrire.

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photo credits: Ikea

Punto di forza della collezione è senza dubbio il divano 3 posti: realizzato in velluto e disponibile in tre colori, arancio, grigio e blu, è comodo e spazioso tanto da accogliere tutta la famiglia al completo! Un divano che all’occorrenza diventa anche letto e rifugio per i più piccoli.

Ma non solo: nella collezione troviamo tessuti a metraggio dal disegno ad acquarello, tappeti geometrici, lampade da tavolo e da terra dimmerabili dalle linee vintage, cuscini in velluto,  pouf coordinati, tavoli bassi in rattan e frassino massiccio. Bellissimi gli accessori per la tavola in vetro soffiato dal colore del mare profondo: la lavorazione speciale di questi elementi ricorda le gocce di acqua posate sul vetro blu cobalto. 

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photo credits: Ikea

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photo credits: ikea

Non potevo non acquistare niente, quindi per il momento mi sono lasciata tentare solo da un bellissimo cuscino in velluto dal disegno bianco e grigio! Ma sono certa che non sarà l’unico acquisto che farò di questa collezione!


IKEA STOCKHOLM 2017

Disponibile nei negozi dal 6 aprile 2017

Fuorisalone 2017: mini guida agli eventi

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Nel mio ultimo post vi avevo parlato degli eventi legati al Salone del Mobile di Milano. Ma non sarebbe Milano Design Week senza gli eventi del Fuorisalone.

Il Fuorisalone è l’anima festaiola e frizzante del Salone, un appuntamento da non perdere per designer, professionisti del settore, creativi e curiosi per immergersi in tutti gli eventi che la città offre per un’intera settimana, tutti dedicati al mondo del design e dell’arredo: Milano si fa teatro di installazioni temporanee, feste, eventi, inaugurazioni, tutti in nome del design a 360 gradi. Con più di mille eventi in 7 giorni, disseminati in tutti i quartieri della città, che per l’evento diventano veri e propri Design District, il tessuto urbano cambia veste diventando anch’esso parte integrante della mostra.

Nato spontaneamente nei primi anni ’80, dall’idea di aziende di design industriale e di arredamento, é stato pensato come un evento satellite distaccato dal canale ufficiale del polo fieristico di Rho. Col passare degli anni ha ampliato il suo raggio di azione andando ad assorbire settori diversi da quello del design in senso stretto ma che ormai sono diventati parte integrante del mondo della creatività e del social, come quello dell’ arte, della moda e del food.

Cerchiamo insieme di orientarci nella miriade di eventi di questo Fuorisalone 2017 passando in rassegna i progetti che ci aspettano nelle varie location disseminate per la città.

Brera Design District 

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Courtesy of Brera Design District &Studiolabo

Brera Design District, alla sua ottava edizione, ospita un fitto calendario di eventi e propone un format che comprende premi, incontri, progetti speciali e iniziative culturali. Il tema di quest’anno è Progettare è un gioco, giocare un progetto. Da qui nasce Il gioco dell’Oca ispirato al pensiero di Bruno Munari: la mappa del quartiere e degli eventi si trasforma nel celebre gioco da tavolo reinterpretato dall’illustratore Stefano Marra.

«Bisognerebbe fare anche alcuni giocattoli didattici per adulti, per rimuovere dei preconcetti, per far fare ginnastica alla mente, per liberare energie nascoste»

“Da cosa nasce cosa” – Bruno Munari

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Courtesy of Brera Design District & Studiolabo

Tortona

Da non perdere il focus sui materiali innovativi al Materials Village. Un occhio di riguardo per gli eventi al BASE Milano, un progetto d’innovazione e contaminazione culturale tra arte, creatività, impresa e tecnologia. Circa 6.000 mq di coworking, laboratori, esposizioni, spettacoli: un calendario fitto di incontri, workshop, mostre, performance, tra Via Bergognone e Via Tortona nello stabilimento ex Ansaldo.

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Coworking BASE Milano

Ventura

Ventura Centrale, organizzato da Ventura Projects, si propone invece di intervenire per la prima volta sulla Stazione Centrale di Milano: gli eventi quest’anno raddoppiano con la riapertura dei Magazzini Raccordati, in Via Ferrante Aporti, che saranno dedicati interamente a installazioni di brand internazionali per un dialogo aperto con il pubblico. Sempre a Ventura centrale il designer inglese Lee Bronn torna al Fuorisalone per festeggiare i 10 anni di attività con una giostra-installazione.

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Courtesy Ikea
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OfficinaVentura14

Da non perdere IKEA FESTIVAL alla OfficinaVentura14 dal nome“Let’s make room for life” in cui il brand svedese si concentrerà sul soggiorno, il cuore della vita quotidiana. Un luogo dove passare il tempo con la famiglia, accogliere gli amici, festeggiare le occasioni speciali e concentrarsi su quello che realmente conta nella vita. Attraverso workshop, installazioni, interviste, musica, creazioni di prototipi ed eventi live, il festival condividerà la curiosità di IKEA su come adattare la casa al modo in cui si vuole vivere.

Nel quartiere di Ventura Lambrate potrete scoprire i nuovi nomi del design scandinavo e le ricerche delle accademie più prestigiose. Sicuramente merita una visita!

Isola Design District 

Novità assoluta del prossimo Fuorisalone è il debutto di un nuovo distretto del design all’ombra del Bosco Verticale, nel quartiere Isola, che punta su makers e artigiani. Da Frida (Via A.Pollaiuolo 3) arriva il design autoprodotto dell’associazione fiorentina Source e in Via Pastrengo il Milan Design Market alla sua seconda edizione.

Altri quartieri

Nel quartiere di San Babila, la zona degli showroom. Da non perdere l’allestimento di COS x Studio Swine al Cinema Arti e Tom Dixon per IKEA al Teatro Manzoni con la piattaforma open source Delaktig sul tema della iper personalizzazione dei mobili.

Originale la proposta di Design Hostel  nella zona di Bovisa, nel distretto industriale della città sede anche della Scuola di Design del Politecnico di Milano, e dell’incubatore di maggior successo italiano Polihub: intorno alla provocazione di Davide Crippa di Ghigos Ideas si costruisce un progetto che ragiona sul tema dell’ospitalità all’interno di una fabbrica del primi del ‘900, che sarà aperta dal 1 all’11 aprile agli attori che “pensano e fanno” il design. “A letto con il DESIGN” è una proposta originale nel panorama degli eventi che si svolgono in città . Il progetto cerca di avvicinare al design mostrandone il “dietro le quinte”, facendo letteralmente entrare nella vita dei progetti e delle persone che li pensano e realizzano. E’ uno spazio che si dispiega come un ostello, una casa temporanea o una “fabbrica abitabile”, che ibrida e reinventa tutte queste tipologie insieme.

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Design Hostel
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Design Hostel

Quindi non ci resta che attendere il 4 aprile per l’apertura del Salone e di tutti gli eventi del Fuorisalone! Io non vedo l’ora!

Milano Design Week 2017

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Fra meno di un mese, come ogni anno, torna la 56a edizione del Salone del Mobile che si terrà a Milano dal 4 al 9 aprile 2017. La città meneghina si conferma la vetrina d’eccellenza della qualità e dell’innovazione nel campo del design, dell’arredamento, del light design e non solo: la capitale del design a livello internazionale.

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Courtesy Salone del Mobile. Milano 

Saranno in tutto cinque le manifestazioni che si terranno in contemporanea nella sede Fiera Milano a Rho: oltre al già citato Salone del Mobile, il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo,  le biennali Euroluce, una vetrina a 360° sul mondo dell’illuminazione e dell’illuminotecnica, Workplace 3.0, dedicato alla progettazione degli spazi di lavoro, ed infine il SaloneSatellite.

Il Salone del Mobile si riconferma un evento importante per l’Italia  grazie alla sua capacità di attrarre nel capoluogo lombardo visitatori, designer, buyer, giornalisti da tutto il mondo, segno distintivo che negli anni ha portato Milano a diventare la capitale dell’arredo e della cultura del progetto con oltre 300.000 visitatori da più di 165 Paesi e la presenza di più di 5.000 giornalisti da tutto il mondo.

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Courtesy Salone del Mobile. Milano

“Il Design è uno stato a sé. E Milano è la sua capitale”

 Lo slogan della campagna di comunicazione italiana vuole confermarne appunto questo ruolo di città cantiere di nuove tendenze nel campo dell’interior design e dell’arredo in genere.

Milano si farà trovare pronta e sempre più all’altezza di questo straordinario appuntamento internazionale –  ha dichiarato alla conferenza stampa il Sindaco di Milano Giuseppe Sala – che ogni anno porta in città tantissime persone da tutto il mondo. Il Salone del Mobile è sempre stato un banco di prova per la nostra città, che va fiera di essere considerata la capitale del design e che vuole mantenere saldo questo primato, dimostrando anche quest’anno di essere la cornice ideale per una manifestazione di questa importanza. Perché Milano insieme al Salone è capace di mettere in luce e dare risalto a tutto il settore, dai giovani talentuosi ai grandi nomi internazionali, dalle start-up innovative alle aziende storiche”.

I numeri parlano chiaro: oltre 200.000 mq di superficie netta espositiva e più di 2.000 espositori (di cui circa 650 i designer del SaloneSatellite),  suddivisi in 3 tipologie stilistiche: Classico, quest’anno in una nuova veste rinnovata, Design, XLux.

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Courtesy Salone del Mobile Milano

Il SaloneSatellite festeggia la sua ventesima edizione, incarnando il luogo d’incontro per giovani designer e creativi portati a rispondere alla domanda “DESIGN is…?” in una nuova veste che possa fungere da cerniera tra il design del passato e quello che questo settore ci riserva per il futuro. Fin dalla sua creazione è stata un banco di prova e di fiducia nelle potenzialità creative degli under 35. Molti dei prototipi presentati nelle 19 edizioni precedenti sono stati messi in produzione e molti dei designer che vi hanno partecipato sono ora nomi importanti del panorama del design. Per celebrare il ventesimo anniversario è stata creata una speciale Collezione SaloneSatellite 20 anni costituita da pezzi progettati appositamente per l’evento dai designer internazionali che hanno esordito in questa manifestazione nel corso della sua storia.

Ci saranno anche due special events legati a Euroluce e Workplace3.0. Il primo è DeLightFuL (che sta per Design, Light, Future e Living), accompagnato da un corto d’autore ispirato al film Il racconto dei racconti di Matteo Garrone. L’altro è A Joyful Sense at Work, incentrato su quattro installazioni che riflettono sull’evoluzione dell’ambiente lavorativo, firmate da quattro architetti internazionali (Studio O+A di Primo Orpilla e Verda Alexander, Ahmadi Studio di Arash Ahmadi, UNStudio di Ben van Berkel e di SCAPE di Jeff Povlo e Studio 5+1AA di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo).

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Courtesy Salone del Mobile Milano
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Courtesy Salone del Mobile Milano

Per il secondo anno consecutivo torna anche Space&Interiors, l’unico evento legato al Salone del Mobile che si terrà nel Brera Design District di Milano.  Lo spazio sarà dedicato alle finiture per l’architettura dove superfici, pavimenti, porte e finiture d’interni saranno presentati in un allestimento a cura dello studio Migliore+Servetto.

Infatti, come ogni anno, nella prima settimana di aprile non  ci saranno solo padiglioni in mostra a Rho: tutta Milano sarà invasa da designer, architetti e curiosi da tutto il mondo con gli eventi del Fuori Salone (di cui vi parlerò più avanti). La città infatti si fa teatro di installazioni temporanee, feste, eventi, inaugurazioni, tutti in nome del design. Con più di mille eventi in 7 giorni, disseminati in tutti i quartieri di Milano, che per l’evento diventano veri e propri Design District, il tessuto urbano cambia veste diventando anch’esso parte integrante della mostra.

Ditta artigianale Oltrarno, caffè e modernariato. 

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50 Sfumature di Caffè Macchiato =)

Diventato senza ombra di dubbio un punto di riferimento per la mia pausa pranzo dal lavoro (quando non mi porto la mia schiscetta, di cui vi parlo qui), questo locale dall’atmosfera retrò è un indirizzo che non può mancare nella lista dei migliori bar di Firenze. Dopo il successo del locale “madre” di Via dei Neri, aperto nel 2014, Francesco Sanapo, proprietario e artigiano del caffè, ha deciso di raddoppiare (anzi triplicare, con Ditta alla Compagnia, di cui vi parlerò più avanti) aprendo in Oltrarno, il quartiere più vivo e, ovviamente, “artigiano” della città.

Ditta artigianale

Come da tradizione nella storia della caffetteria, l’interior design è stato affidato allo studio fiorentino Q-bic, dei fratelli Luca e Marco Baldini, già autori del restyling del bar di Via dei Neri e di numerosi altri locali fra cui il bellissimo La Menagére; il leitmotiv del concept ruota tutto attorno agli anni ’50, dato dai colori caldi del legno e del ferro, dall’arredo di modernariato e dalla carta da parati dalla texture geometrica in perfetto stile vintage. Infatti l’edificio che ospita il locale è un’opera dell’architetto Giovanni Michelucci che progettò il palazzo per residenze e negozi nel 1954, su commissione della società Ina, all’interno del più ampio piano di ricostruzione della città del dopoguerra.

Oltrepassate le vetrate di accesso si entra nella sala bar vera e propria dove dietro un lungo bancone trova posto la grande macchina da espresso Marzocco, dal design vintage, e la collezione di miscele di caffè provenienti da tutto il mondo selezionate dal bar man Francesco Masciullo, di recente proclamato “Miglior barista d’Italia” al Sigep di Rimini. Ma non solo caffè: Ditta Artigianale si è sempre distinto nel panorama fiorentino anche per la fornitissima lista di Gin (che io non bevo, ma i comuni mortali si), con una selezione di oltre 150 etichette provenienti da tutto il mondo fra i quali il Gin Vallombrosa dei monaci di Vallombrosa e il “Peter in Florence” signature gin firmato Ditta Artigianale creato nella lab distillery di Pelago (tra le colline fiorentine).  Sopra al bancone pendono due grandi lampadari in ferro, dalla forma astratta e filiforme (simili a Wireflow di Vibia) che caratterizzano l’ambiente e si sposano perfettamente con i mobili buffet anni ’50 e il pavimento in marmo, creando un mix interessante tra vintage e contemporaneo.

L’ambiente è grande ma accogliente (circa 220 mq di superficie distribuiti fra piano terra e soppalco), contraddistinto dal grande bancone in legno e ferro che corre lungo le vetrate d’ingresso fungendo da lungo tavolo “social” con sgabelli alti foderati in velluto grigio perla. Delle stesse (50) sfumature di grigio è anche il pavimento a mosaico della zona ristorante, in cui tavoli di recupero in ottone e formica bordeaux si accompagnano con sedie foderate con tessuti pied-de-poule bianchi e neri. Al piano terra non mancano zone più intime dove sorseggiare un fumante caffè sulle poltrone São Paulo (Maison du Monde) in velluto verde smeraldo e giallo che danno un frizzante tocco di colore all’ambiente.

Poltroncine Sao Paulo by Maison du Monde

Una scala elicoidale in ferro nero conduce al  piano del soppalco dove in un ambiente più riservato potete sorseggiare un thè, mangiare uno dei mille cupcake (con quella goduriosa crema al burro e chissàcosachecreadipendenza di Vanilla Cake) o connettervi con il vostro computer seduti sulle panche a parete rivestite del morbido velluto grigio di cui vi avevo già parlato poco fa.

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Fiore all’occhiello del locale (come se non bastasse tutto il resto) è anche il menù del ristorante, sempre aggiornato e in linea con la stagionalità dei prodotti. Troviamo il menù del brunch in cui non possono mancare pancakes, uova strapazzate con bacon, toasts di formaggio e salmone affumicato e i francesi croque madame/monsier declinati in più varianti, dal classico al vegetariano passando per il Tex Mex. Ma non solo: per pranzo non mancano i pici al ragù bianco, i tortelli con tartufo, Caesar Salad e hamburgers con patate arrosto artigianali e salsa harissa, per un gusto più internazionale e ovviamente godurioso. Per la cena il menù si arricchisce con piatti a base di pesce e verdure, come il salmone scottato con insalata di cavolo viola e uvetta,  la terrina di acciughe del Mar Cantabrico, l’aringa con mela verde e cipolla o le lasagnette di porri con mandorle tostate. Il bello è che a leggerlo sembra tutto molto buono e radical chic, e in effetti è entrambe le cose, ma soprattutto è molto buono!

Trancio di salmone scottato con insalata di cavolo viola, mela e uvetta
Caesar salad della Ditta
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Toast aperto con gamberi e guacamole
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Toast aperto con salmone e philadelphia
Croque Madame vegetariano
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Vellutata di zucca con crostini, tacchino saltato con funghi e sesamo e riso basmati
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Il fantastico caffè marocchino

Ditta Artigianale Oltrarno è un luogo dalle mille sfaccetture, perfetto per una colazione domenicale o un bruch con le amiche, ma anche per una pausa pomeridiana con la famiglia (bimbi compresi), per un dopo cena con gli amici (anche quelli più caciaroni) o con la dolce metà. Quindi che ci entriate per un buon caffè, per un croccante toast o per un super Negroni, tutto sarà perfetto per accogliervi e rilassarvi (se riuscite ad aprire la porta del bagno al primo colpo vincete anche un caffè gratis. Scherzo).

Non vi resta che provarlo.


Ditta Artigianale Oltrarno

Via dello Sprone, 5 r

Firenze

Schiscia si, ma di design!

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La schiscia (o schiscetta o gavetta o per i più international lunchbox o bento) non è solo il contenitore portavivande che si utilizza per trasportare il pasto già pronto per l’ora del pranzo, è una filosofia di vita.

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La parola “schiscetta”, di origine milanese, indica un portavivande, solitamente in metallo con coperchio, e trasportabile. Si chiamava così perché al suo interno il cibo stava “schiscià” (schiacciato) cioè un po’ pressato per il poco spazio. Conteneva infatti un pranzo completo: pasta, un secondo e un po’ di verdura.

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La schiscetta, ormai da qualche anno mia fedele compagna di pause pranzo, incarna lo stile di vita nomade di ogni giorno. Non ci accontentiamo più dei panini tristi e spesso poco salutari del bar, noi il pranzo ce lo portiamo da casa! E per quanto possa sembrare un’impresa ardua la preparazione in anticipo del pasto per il giorno seguente, con un po’ di organizzazione e di abitudine a fine mese i vantaggi ci sono, per la salute e anche per il portafoglio! Certo non è sempre facile inventare ogni giorno un piatto sano, gustoso e vario, ma con un po’ di forza di volontà, qualche valida ricetta jolly (come queste dei ragazzi di Gnambox o queste dal sito Schisciando) e con il contenitore giusto, la pausa pranzo non sarà più solo un ritaglio di tempo in cui addentare un panino al volo davanti al computer, ma un momento dedicato a noi da godere al 100%.

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Uno dei brand leader nella produzione di lunch box è sicuramente la francese Monbento: dal design allegro e accattivante, le bento box di varie capienze e colori sono in plastica BPA free, adatte al microonde e personalizzabili con molti accessori, dagli scomparti interni alle ciotoline per le salse di varie dimensioni, dai coperchi di ricambio alle posate o alle bacchette, perfette da inserire all’interno. Ma con la tendenza del ritorno alla schiscetta, numerosi marchi si sono dedicati alla creazioni di lunchbox dalle linee essenziali e contemporanee. Così abbiamo la Dabba (letteralmente lunchbox in Hindi) di Yanko Design, le scatoline di Ikea con le posate all’interno, le ciotole porta zuppa con tappo in sughero e cucchiaio a calamita di Black+Blum e ovviamente la tazze da viaggio della famosissima KeepCup. Non c’è che l’imbarazzo della scelta!


 1. Dabba box by Yanko design; 2. MB original color Matcha Monbento; 3. lunchbox con posate Ikea; 4. porta zuppa termico in acciaio inox e tappo di sughero Black + Blum; 5. MB Square per affamati Monbento; 6. tazza da viaggio della linea Spridd Ikea; 7. travel mug in plastica BPA free Keep Cup; 8. lunch pot con cucchiaio e tracolla Black +Blum

Ormai non ci sono più scuse: armatevi di buona volontà e di una schiscetta allegra e bella ed il gioco è fatto!