Come prima coccola del nuovo anno ho deciso di concedermi un bel pranzetto da Koto Ramen, una delle ultime mie scoperte nel panorama etnico fiorentino. Aperto ormai da quasi un anno, entrare in questo locale è una vera esperienza. Per chi di voi ancora non lo conoscesse il ramen è un piatto della tradizione popolare cinese, assorbito e reinterpretato dalla cultura giapponese, che lo ha fatto proprio. E’ così diffuso in Giappone che ogni località dell’arcipelago ne ha una propria variante. In sostanza è un piatto a base di tagliatelle di frumento servite in brodo di carne o pesce, spesso insaporito con salsa di soia o miso e accompagnato con carne, alghe, cipollotti e verdure varie.
E’ un cibo dall’aspetto povero, apparentemente semplice da realizzare ma che in realtà, come la maggior parte dei piatti della tradizione giapponese, richiede il rispetto rigoroso delle fasi di preparazione e l’utilizzo di ingredienti precisi, quasi un concentrato di filosofia Zen, come il design minimalista del locale.

Gestito da quattro giovani ragazzi dal background eterogeneo, provenienti dai quattro angoli del globo, il concept del locale rispecchia la filosofia che sta alla base del piatto di cui porta il nome: minimale e contemporaneo, tutto è lasciato a vista, come gli ingredienti che vengono disposti accuratamente nelle ciotole piene di brodo e tagliolini.
All’interno ci accoglie una cucina a vista, in cui lo chef giapponese Shoji e il suo staff fanno uscire scodelle fumanti piene di ogni ben di Dio; all’ingresso le pareti bianche incorniciano il bancone sopra il quale, su quattro pannelli retroilluminati, sono dipinti gli ideogrammi ラーメン che formano la parola ramen. Alla nostra destra troviamo un lungo tavolo alto con sgabelli in metallo nero (simili ai Tolix), dedicato ai più “social” che amano condividere il bancone con altri o per chi desidera consumare un pasto velocemente. Sopra di esso è collocata una grande lavagna, come quelle che si vedevano nelle scuole qualche anno fa, dove appaiono scritte le istruzioni meticolose per gustare al meglio il ramen. La stanza è delicatamente illuminata da una lampada a bulbo, una delle tante disseminate per tutto il locale, che pende dal soffitto in legno e da all’ambiente un tocco industriale.
Lo stesso mood industriale è dato da una parete in cui la muratura è lasciata a vista, coperta semplicemente da un velo di bianco che lascia intravedere i mattoni e separa l’ingresso dalla sala vera e propria. Qui sono collocati i tavoli quadrati in legno chiaro e ferro su cui immancabilmente sono posati i bastoncini di bambù, riuniti insieme in un unico fascio quasi a formare una scultura in legno che ricorda il gioco del Mikado. Spogliato del controsoffitto è anche il solaio a travi lignee, lasciato a vista e sbiancato, da cui pendono, come stelle cadenti, le lampade a bulbo, segno di riconoscimento del locale.
Il concept del ristorante ruota tutto attorno a pochi e semplici materiali: il legno chiaro del parquet posato in diagonale e dei tavoli, il nero delle sedie e dei tocchi metallici delle travi a vista, il grigio del setto in cemento, il bianco delle pareti da cui traspare la muratura in mattoni. Pochi e sporadici i frammenti di colore, lasciati alle stampe giapponesi appese alle pareti e alla scritta a neon fuxia che dona carattere e contemporaneità al locale.
Da Koto ramen non si gustano solo fumanti tagliolini in brodo di carne, ma anche sfiziosi gyoza, croccanti tempure e piatti stagionali, in cui la tradizione giapponese si fonde con ingredienti tipici della cucina toscana e italiana in generale, come tartufo, carne di Chianina o dolci a base di frutti autunnali come il diospero. Provare per credere!



Via Giuseppe Verdi n. 52/r
Firenze
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